Mar 11, 2015 Circolari ed avvisi per il personale

A seguito dei Consigli di Classe del Tecnico Economico Sportivo, nel corso dei quali sono state comminate alcune sanzioni disciplinari, avverto l’esigenza di formulare alcune riflessioni.

Le classi del Tecnico Sportivo non sono facili sul piano dei comportamenti. Anche qualora i ragazzi non tengano comportamenti di grave indisciplina, il brusio costante e i numerosi episodi di disturbo rendono le lezioni particolarmente difficili. Talvolta anche una richiesta reiterata di andare al bagno disturba la lezione e ne impedisce il regolare andamento. Anche la caduta di una penna può contribuire a danneggiare il clima di classe, se accade ripetutamente e se per raccoglierla l’alunno si alza, fa rumore e disturba i compagni. Dopodiché accade che l’insegnante faccia rapporto e l’alunno racconti alla famiglia di essere stato punito per aver chiesto di andare al bagno o perché gli era caduta una penna. Ovviamente i genitori rimangono disturbati da tali racconti e non capiscono come si possa “fare rapporto “ per fatti così futili. Alcuni si rivolgono agli insegnanti per capire meglio; altri invece solidarizzano immediatamente con gli alunni e diventano i loro “sindacalisti”. Ormai da qualche decennio si è rotto il “patto educativo” tra genitori e docenti per l’educazione dei giovani e la professione di insegnante si svolge sempre più in solitudine. Tuttavia non è possibile tornare indietro nel tempo e ripristinare un modello antropologico di giovani studenti che non esiste più. Occorre prendere atto dei cambiamenti avvenuti, alcuni dei quali non sono negativi (personalmente non ho alcuna nostalgia di “come eravamo”). Ho già avuto modo di notare che i giovani di oggi, secondo numerose ricerche, hanno migliori capacità intellettive di quelli delle generazioni precedenti. Comunque è necessario prendere atto con oggettività di come stanno le cose e ha poco senso lamentarsi del “materiale umano” con il quale abbiamo a che fare. Da questo punto di vista occorre constatare che molti alunni (non solo quelli delle scuole professionali e tecniche, ma anche quelli dei licei) sono molto poco “scolarizzati”, hanno cioè uno scarso rispetto delle regole. In tal senso “istruire” non è sufficiente: occorre “educare”. Non basta tenere lezione, occorre in molti casi educare i comportamenti, poiché tale educazione è la condizione di qualsiasi apprendimento. In tal senso la qualità di una lezione non deriva solamente dall’avere preparato la stessa con cura (che è condizione necessaria), ma anche dal modo in cui tale preparazione si cala in contesti specifici. Dalla didattica, in altri termini. La qualità dell’insegnamento non si misura rispetto ad un ideale di lezione o di alunno. La qualità dell’insegnamento dipende dal modo nel quale esso si coniuga con la realtà umana dei giovani in classe.

Le riflessioni che ho testé svolto, ovviamente, non hanno la pretesa di insegnare alcunché a nessuno. Sono stato docente per molti anni e non dimentico le difficoltà incontrate. Parlo con modestia e con la consapevolezza di non possedere la bacchetta magica. Mi rendo conto, tuttavia, che occorre maturare, in quanto comunità di docenti, un orientamento collettivo, altrimenti le nostre difficoltà aumenteranno. Quindi, poiché le riflessioni svolte possono apparire troppo astratte, cercherò di formulare alcune indicazioni cui, a mio avviso, sarà necessario attenersi.

In primo luogo se dobbiamo sanzionare i comportamenti degli alunni è necessario che non trascorra troppo tempo dal momento in cui essi hanno avuto luogo. Capisco l’esigenza di concentrare gli impegni pomeridiani a scuola, ma in questo caso essa deve venire in subordine, altrimenti il tempo “guadagnato” facendo coincidere le riunioni straordinarie (per questioni disciplinari, ad esempio) con quelle ordinarie (le riunioni programmate a inizio di anno), sarà disperso per l’inefficacia della nostra azione. Se tra l’episodio sanzionabile e la sanzione intercorre un lasso temporale troppo esteso, viene meno il nesso di causalità tra il fatto e le conseguenze dello stesso. E la nostra azione è inefficace per educare gli alunni.

Agli inizi dell’anno scolastico occorre impiegare un tempo maggiore per convenire le regole di comportamento ritenute dal Consiglio indefettibili. Occorre quindi costruire una forte unitarietà di intenti tra tutti i docenti membri del Consiglio. Si tratta, a mio avviso, di poche regole, che non possono tuttavia essere violate. Il Consiglio, infine, deve maturare il convincimento profondo che solo una forte e leale collaborazione potrà avere la meglio sulla mancanza di regole.

L’atteggiamento punitivo non può essere l’unico strumento adottato, anche se in classi difficili sembra quello più appropriato. A lato delle punizioni – come suggeriscono alcuni pedagogisti – occorrono gli incentivi e i riconoscimenti. È bene incoraggiare i miglioramenti nel comportamento, perché i rinforzi positivi talvolta hanno una maggiore efficacia di quelli negativi.

Se all’interno del Consiglio di classe i comportamenti di alcuni docenti hanno maggiore efficacia di quelli di altri (c’è sempre qualcuno che riesce a fare in modo che “non voli una mosca”), bisogna parlarne con franchezza, senza temere di subire un confronto negativo. Chiedere a quel docente come struttura la lezione è importante ed è altrettanto importante comprendere cosa c’è che funziona. Poi accade che, altrove, quelle stesse modalità non funzionino e il docente che nella classe x “non fa volare una mosca”, in quella y subisca invece disordine e confusione. Voglio dire, in sostanza, che si può collaborare solidalmente, senza temere il confronto.

Ovviamente nelle classi difficili i comportamenti degli insegnanti devono essere irreprensibili. Non si può arrivare in classe in ritardo (anche per un problema di responsabilità); le lezioni devono essere preparate per evitare i “tempi morti” (che incentivano la confusione) e occorre fare in modo che l’attività di insegnamento mantenga un suo ritmo, nonostante la confusione; non si deve mai perdere il controllo, ancorché sia difficile (una frase o una parola fuori luogo smentiscono gli inviti all’autocontrollo rivolti agli alunni).

Per quanto riguarda, infine, l’anno prossimo, mi pare opportuno riflettere sulle modalità di attuazione dei corsi di recupero. Essi devono essere anticipati, perché è opportuno intervenire tempestivamente per recuperare coloro che si allontanano dal gruppo-classe in quanto non ne sostengono l’andatura. I primi corsi di sostegno, inoltre, dovranno essere dedicati al metodo di studio e alla motivazione. Credo che tutto questo possa influenzare positivamente i comportamenti.

Come ho già detto, non ho intenzione di “salire in cattedra” con nessuno. Il mio stato d’animo attuale, che non è particolarmente roseo, neppure me lo consentirebbe.

IL DIRIGENTE SCOLASTICO
Prof. Alessandro Artini

P. S.

Si ricorda ai Coordinatori di classe di dettare agli alunni il comunicato relativo all’uscita anticipata alle ore 12.38 di venerdì prossimo 13 marzo 2015, dovuta alla gara ciclistica Tirreno-Adriatico. I Coordinatori dovranno altresì controllare che le comunicazioni siano state controfirmate dalle famiglie.