Dic 28, 2015 Circolari ed avvisi per il personale

OGGETTO: Integrazioni all’atto d’indirizzo del dirigente scolastico per la predisposizione del piano triennale dell’offerta formativa ex art.1, comma 14, legge n.107/2015.

 

IL DIRIGENTE SCOLASTICO

  • Visto l’Atto di Indirizzo emanato da questa dirigenza con circolare n. 45/2015;
  • Premesso che, nei mesi trascorsi dall’emanazione dell’Atto di Indirizzo di cui al punto sopra, sono intervenuti ulteriori atti normativi e il dibattito a livello nazionale sull’interpretazione della Legge 107/2015 ha offerto nuove sollecitazioni, impulsi e chiarimenti (anche attraverso le cosiddette faq ministeriali);
  • Considerato, inoltre, il fatto che la disponibilità effettiva dell’organico potenziato è attualmente individuata nella maggior parte dei suoi componenti con le rispettive classi di concorso (e non solamente con l’indicazione generale di aree di competenza) e che ciò consente una più chiara definizione del possibile utilizzo;
  • Visto l’avvio delle attività di orientamento e constatata la favorevole attenzione dell’utenza verso le innovazioni didattiche poste in essere dalla Scuola;
  • Considerati i colloqui (anche informali) avuti con i rappresentanti locali della Camera di Commercio, del Collegio dei Geometri, con quelli dell’Unicef provinciale, dell’ISDE (International Society of Doctors for the Environ­ment) della sezione aretina, dell’Associazione Culturale Pediatri (sezione regionale) e con alcuni illustri esponenti del mondo delle imprese (quali Roger Abravanel, intervenuto recentemente ad Arezzo in occasione di una manifestazione), colloqui durante i quali i soggetti testé menzionati hanno espresso attenzione e interesse verso le predette innovazioni didattiche;
  • Preso atto che l’approvazione da parte del Consiglio di Istituto è prevista entro il 15 gennaio 2016 e che il piano deve essere elaborato dal Collegio dei Docenti sulla base degli indirizzi per le attività della scuola e delle scelte di gestione e di amministrazione definiti dal dirigente scolastico;
  • Visto che il Piano Triennale sarà elaborato da un’apposita Commissione nominata dal Collegio dei Docenti e che essa dovrà riunirsi entro breve tempo;

           Si ritiene opportuno e necessario integrare il precedente Atto di Indirizzo con le seguenti indicazioni.

  1. Le innovazioni didattiche rappresentano in generale una componente essenziale dell’attività formativa, sebbene esse siano raramente perseguite nel sistema scolastico italiano che appare complessivamente abbastanza alieno ai cambiamenti. L’affermazione testé formulata appare ormai suffragata da una molteplicità di studi e ricerche (fra i tanti evidenzio quelli prodotti dalla rivista TREELLLE). L’autonomia scolastica, che in Italia è attuata molto parzialmente, appare affatto sottosviluppata, se si considera che una delle sue espressioni funzionali consta propriamente della ricerca didattica, di sperimentazione e di sviluppo (art. 6 del DPR 275/’99). Come ormai appare chiaro dai dati statistici, tale attività è attuata raramente nelle scuole, al cui interno sono mantenute, talora per inerzia, le tradizionali pratiche. In tal senso le innovazioni dovranno diventare essenziali nelle pratiche d’insegnamento della scuola italiana e in particolare della nostra, ancorché da attuare secondo un piano di progressiva e graduale attuazione.
  2. “Debate”, “Flipped classroom”, “progetto Droni” saranno progressivamente estesi nel corso degli anni con una strategia di implementazione “step by step” e con la concomitante attuazione di processi formativi, destinati al personale, deliberati dal Collegio e congrui con le innovazioni stesse. È del tutto evidente che la pratica del Debate non possa restare confinata al primo anno dei nostri corsi e che essa debba trovare realizzazione nei “dibattiti” in lingua inglese (o comunque straniera) nelle classi terminali. È altrettanto evidente che i corsi di formazione per i docenti sulla Flipped classroom non possano restare un mero arricchimento della professionalità individuale, ma debbano preludere quanto meno all’attuazione di un modulo “rovesciato” (4 o 5 lezioni) per ciascuna classe di competenza dei docenti stessi. Infine l’acquisizione della parte teorica del brevetto di pilota di droni, nella classe quarta dei corsi CAT, porterà necessariamente all’acquisizione della parte pratica del brevetto, nella classe quinta.
  3. Le innovazioni di cui sopra saranno progressivamente integrate da altre sperimentazioni deliberate dal Collegio, congrue con l’identità della scuola e sostenute da istituzioni prestigiose come il movimento di Avanguardie Educative (INDIRE), garanti del loro valore scientifico. Ferma restando la competenza del Collegio nella scelta delle stesse, a puro titolo di esempio si indicano il Cooperative Learning o la Peer Education come pratiche adottabili. Come è noto, tuttavia, la ricerca pedagogica a livello internazionale avanza continuamente e gli esempi, nel momento stesso in cui trovano riconoscimento scientifico e diffusione, corrono il rischio di apparire obsoleti. Si ribadisce pertanto l’idea di orientarsi verso forme di sperimentazione aventi a oggetto pratiche particolarmente significative per la scuola e coerenti con il suo orizzonte di sviluppo. Anche in questo caso l’innovazione sarà cadenzata da tempi lunghi (quelli triennali del POF), poiché non è auspicabile uno scenario di trasformazioni repentine, non adeguatamente fatto proprio dal personale docente della scuola. La qualità della formazione offerta è determinata da quella del corpo docente, che rappresenta il capitale intellettuale fondamentale per l’intera scuola. In tal senso, ogni innovazione richiederà tempi adeguati (quelli triennali appaiono consoni) per la formazione e l’arricchimento della professionalità dei docenti e richiederà altresì di essere calibrata sull’identità specifica della nostra scuola.
  4. Come è emerso anche durante gli scorsi Collegi dei Docenti, l’organizzazione delle classi richiede una particolare flessibilità e apertura, poiché non è immaginabile, nel contesto di una qualsiasi sperimentazione, mantenere il tradizionale modello organizzativo. Le “classi aperte” rappresentano un approdo inevitabile, da raggiungere seguendo un percorso “a tappe”, senza improvvide soluzioni di continuità. Ciò ovviamente comporta anzi tutto una assunzione di responsabilità da parte dello staff dirigenziale, cui compete l’attuazione organizzativa delle innovazioni in un’ottica di sicurezza e di rispetto per i ruoli ricoperti da tutto i personale. In tale prospettiva l’apertura delle classi appare come un modello organizzativo pertinente e adeguato ai cambiamenti posti in essere dalla Scuola. A scanso di equivoci, tuttavia, si ribadisce che le principali responsabilità organizzative incombono sulla Dirigenza, fermo restando il dovere di ciascuno di adempiere con correttezza e lealtà al proprio ruolo istituzionale.
  5. Il rilancio o lo sviluppo del corso RIM del Made in Italy e del corso Turismo prevedono una progressiva maggiore determinazione e articolazione dei programmi delle singole discipline (ancorché elaborati in forma multidisciplinare) sempre più coerenti con le finalità inerenti allo studio del Made in Italy e del turismo locale/nazionale e internazionale. Considerata la natura dei due corsi, il potenziamento delle studio delle lingue appare come una conseguenza “naturale” e immediata. In tal senso si ribadisce l’importanza dell’organizzazione di corsi per l’acquisizione delle certificazioni, in primo luogo di quelle attinenti alla lingua inglese, che è ormai lingua internazionale e rappresenta la Koinè Dialektos della società globalizzata. Dovranno essere valutate al riguardo anche le strategie di potenziamento dello studio delle altre lingue che potranno passare per l’istituzione di un corso Esabac Thecnique o del rilancio delle certificazioni Cervantes per lo spagnolo.
  6. Per ciò che attiene la lingua tedesca, essa richiede una particolare attenzione, poiché non attrae gli alunni, nello studio, in ragione della difficoltà e forse di alcuni pregiudizi culturali ereditati dai fatti bellici dello scorso secolo che ancora esercitano un’influenza negativa. Ammesso che queste due ragioni siano fondate (il che non significa che esse siano condivisibili, ma solamente che molti le fanno proprie in forma di pregiudizio), occorre cercare di modificare quanto meno l’”opinione pubblica” interna alla scuola per favorire lo studio di tale lingua. Il mondo tedesco, infatti, appare come una solida realtà economica, in un contesto geografico non lontano dall’Italia e comunque raggiungibile senza grandi difficoltà. Se consideriamo, inoltre, il cosiddetto “sistema duale” (che noi chiamiamo “alternanza scuola/lavoro”), il mondo tedesco rappresenta una realtà dove i nostri alunni possono apprendere una professione e imparare adeguatamente una importante lingua. Per poter fruire di tali possibilità, fondamentali ai fini del successo nel mercato del lavoro, occorre tuttavia un certo grado di conoscenza della lingua. Senza tale elementare conoscenza, non si ha la possibilità di sperimentare occasioni di mobilità in Germania. Alla nostra scuola compete il compito di organizzare l’apprendimento delle competenze linguistiche necessarie a tale mobilità, aldilà delle scelte che individualmente i nostri alunni potranno effettuare nella vita lavorativa. La conoscenza del tedesco risulterà così determinante anche ai fini dell’organizzazione delle esperienze di scuola/lavoro.
  7. L’attenzione per l’insegnamento delle lingue è fondamentale, soprattutto se declinata in funzione di quelle europee che rappresentano l’hard core dei nostri insegnamenti. Lo studio delle altre lingue, soprattutto quelle orientali, appare al momento attuale non praticabile nella nostra città, in quanto il l’offerta di tali insegnamenti è satura e non correlabile a una adeguata domanda. Si fa presente, infine, che quello che, qualche anno fa, alcuni intellettuali avevano giudicato come un successo economico ineluttabile per i Paesi cosiddetti BRIC, allora in crescita dirompente, appare adesso molto più incerto. In tal senso, ribadire la tradizionale consegna linguistica della nostra scuola è una scelta giustificata e realistica. Ovviamente essa deve essere potenziata in maniera incisiva (le certificazioni al riguardo sono essenziali).
  8. Particolare attenzione dovrà essere riservata all’integrazione degli alunni disabili o comunque in difficoltà (DSA, BES, ecc.). La scuola dovrà organizzare, in maniera sempre più dettagliata, articolata e incisiva, le attività di inclusione che comprenderanno non solamente l’apporto dei docenti di sostegno, ma anche quello dell’intero corpo docente.
  9. In ambito organizzativo gli indirizzi fondamentali si ispirano a modelli flessibili, come quello dell’“organizzazione che apprende” (learning organization) e quello del modello a rete.
    Per quanto riguarda la prima, occorre muovere dalla considerazione che le scuole, pur essendo istituzioni dedicate all’insegnamento, raramente si pongono la questione di come apprendere e crescere sul piano organizzativo. In altri termini, si tratta di far sì che la scuola non consideri in maniera “naturalistica” e scontata i modelli organizzativi da essa adottati, ne faccia invece argomento di discussione e tragga frutto dagli eventuali errori. La teoria dell’organizzazione che apprende muove, infatti, dal presupposto che sia possibile sviluppare una riflessività organizzativa a partire dai processi di feed back, che possono essere finalizzati a ristrutturare l’organizzazione stessa.
    Il modello a rete si pone in alternativa a quello sistemico, basato sulla divisione del lavoro, sulla definizione circoscritta delle mansioni e infine su un rapporto di tipo gerarchico. Il modello a rete implica una forte autonomia lavorativa di tutti i lavoratori e al contempo un forte spirito di collaborazione e di rispetto delle regole. Il lavoro nel XXI secolo prevede sempre meno le tradizionali specializzazioni e un docente, ad esempio, oltre ad affrontare le questioni inerenti all’insegnamento, deve comunicare efficacemente con l’utenza e al contempo interagire in maniera positiva con le segreterie per predisporre un viaggio di istruzione. Un Collaboratore scolastico non può limitarsi a “passare” le telefonate che pervengono al centralino, altrimenti, senza una valutazione preventiva, dovrebbero essere tutte indirizzate al Dirigente o alla DSGA, ingolfando il lavoro di questi ultimi. In sostanza il lavoro è cambiato e implica, anche nella scuola, maggiori competenze. Questi cambiamenti possono essere interpretati in versione negativa, rilevando le maggiori responsabilità, ma possono anche indicare un orizzonte di maggiore realizzazione personale, ponendo in gioco l’autonomia e la creatività individuale. In tal senso l’organizzazione scolastica non è questione secondaria, poiché da essa dipende la qualità della vita lavorativa di tutte gli operatori. Essa dovrebbe favorire lo sviluppo personale della professionalità, a qualsiasi livello essa si ponga.

In questo quadro si raccomanda la dovuta attenzione ad alcuni ruoli fondamentali, come quello del Coordinatore del Consiglio di Classe e quello del Coordinatore di Dipartimento.

Queste indirizzi, secondo la dirigenza, rappresentano integrazioni imprescindibili alle linee guida per l’elaborazione del POF Triennale. Siamo certi che essi, raccolti e formulati all’interno dello stesso POF nel loro significato autentico, offriranno un futuro migliore alla nostra scuola. Si confida in un’adeguata valorizzazione degli stessi da parte dell’apposita Commissione.


Il dirigente scolastico

Alessandro Artini